A leggere quel che dice di sé, nessuno di noi riconoscerebbe in Akira Toriyama quel che è realmente, ossia uno dei fumettisti giapponesi più celebri a livello internazionale.
Nato nel 1955 nella prefettura di Aichi, il piccolo Toriyama, dice lui, era un bambino tutto pepe, che amava giocare all’aria aperta, scorrazzare fuori, combinare marachelle, fare scherzi, istigare i bimbi del circondario a formare bande con lui a capo, che si prendeva spesso e volentieri delle sonore lavate di capo da parte dei genitori e dei parenti e che, soprattutto, era appassionato di disegno. I suoi soggetti preferiti erano gli animali e i mezzi di trasporto che, guardacaso, diverranno i pezzi forti delle opere che realizzerà da fumettista.
Due furono le tappe fondamentali del percorso che lo spinse a diventare fumettista, racconta l’autore. La prima fu la visione de La carica dei 101, film Disney del 1961, che colpì nel profondo il piccolo Akira Toriyama, facendo scaturire in lui il desiderio di disegnare anche lui qualcosa di fantasioso ed espressivo come avevano fatto i maestri degli studios di Burbank. In seguito, a casa di un’amica, gli capitò di guardare alcuni albi a fumetti del fratello maggiore di questa. Il piccolo Toriyama adorava disegnare, ma ignorava che si potessero mettere i propri disegni al servizio di una storia a fumetti. Furono questi due episodi a far crescere nel Toriyama bambino la voglia di diventare fumettista e a spingerlo a continuare a dedicarsi al disegno anche durante gli anni delle scuole medie, nonché ad iscriversi ad un liceo artistico.
Presa la licenza di scuola superiore Toriyama, stufo di studiare, iniziò a lavorare in una ditta di grafica, mettendo a frutto il suo talento nel disegno.
Tuttavia, il mondo del lavoro in ditta non era adatto ad un campagnolo come lui, che arrivava spesso in ritardo in ufficio e per giunta indossando vestiti casual e non eleganti come l’azienda richiedeva. Fu così che, all’età di 23 anni, prese la decisione di licenziarsi.
Senza un soldo in tasca e bisognoso di lavoro, decise di tentare la fortuna aggrappandosi al suo antico sogno, e spedì qualche tavola di prova alla redazione di Shonen Jump.
I suoi fumetti erano promettenti, gli dissero, ma ancora un po’ incerti. Se avesse continuato a esercitarsi, sarebbe uscito fuori qualcosa di buono.Akira Toriyama - Intro 2
Toriyama non si scoraggiò e, dopo qualche tentativo andato a vuoto, vide finalmente la sua prima storia pubblicata sul settimanale della Shueisha.
È il 1978 e nasce così Wonder Island, la storia, in una quindicina di pagine, di un sergente dell’esercito giapponese che, persosi durante la guerra, si ritrova su di un’isola piena di bizzarrie.
Wonder Island ha già in nuce i futuri elementi caratteristici dell’autore: il tratto rotondo e caricaturiale, l’enorme fantasia creativa, lo strabordante umorismo, uno stile grafico molto occidental-Disneyano, occhioni, sputacchi, deformazioni.
La storia ottiene un buon successo e all’autore viene così commissionato un seguito, che realizza l’anno successivo.
È con Tomato Police Woman (Tomato), sempre del 1979, che l’autore comincia a farsi notare davvero, dopo lo scarso successo dello short L’isola delle Meraviglie (Today’s Highlight Island).
Questa nuova storia breve, che trattava ancora una volta (l’argomento era già stato trattato in Wonder Island 2) di uno scalcinato commissariato di polizia, ottenne un buon riscontro di pubblico (l’autore, malignamente, dice che è per via della protagonista femminile, che gli fu suggerita controvoglia dal redattore Torishima).
Le quattro storie brevi sopraccitate, il lettore accorto se ne accorgerà, contengono parecchi elementi che ci sono familiari, come il “Pronto SoccorNo”, un ambulatorio (anzi, “ambElatorio”) dove il dottore è una capra antropomorfa, un personaggio di nome Slump, uno sgangherato trio di poliziotti formato da un commissario basso, grasso, pelato e coi baffi, un omino di colore coi labbroni e uno spilungone con baffi e capelli afro, o lo smargiasso Kuraaku Kenta.
Teniamoli a mente, questi elementi, perché li ritroveremo più avanti…
ATTO 1: UN MONDO CASINISTA (1980 – 1984)
Nato nel 1955 nella prefettura di Aichi, il piccolo Toriyama, dice lui, era un bambino tutto pepe, che amava giocare all’aria aperta, scorrazzare fuori, combinare marachelle, fare scherzi, istigare i bimbi del circondario a formare bande con lui a capo, che si prendeva spesso e volentieri delle sonore lavate di capo da parte dei genitori e dei parenti e che, soprattutto, era appassionato di disegno. I suoi soggetti preferiti erano gli animali e i mezzi di trasporto che, guardacaso, diverranno i pezzi forti delle opere che realizzerà da fumettista.
Due furono le tappe fondamentali del percorso che lo spinse a diventare fumettista, racconta l’autore. La prima fu la visione de La carica dei 101, film Disney del 1961, che colpì nel profondo il piccolo Akira Toriyama, facendo scaturire in lui il desiderio di disegnare anche lui qualcosa di fantasioso ed espressivo come avevano fatto i maestri degli studios di Burbank. In seguito, a casa di un’amica, gli capitò di guardare alcuni albi a fumetti del fratello maggiore di questa. Il piccolo Toriyama adorava disegnare, ma ignorava che si potessero mettere i propri disegni al servizio di una storia a fumetti. Furono questi due episodi a far crescere nel Toriyama bambino la voglia di diventare fumettista e a spingerlo a continuare a dedicarsi al disegno anche durante gli anni delle scuole medie, nonché ad iscriversi ad un liceo artistico.
Presa la licenza di scuola superiore Toriyama, stufo di studiare, iniziò a lavorare in una ditta di grafica, mettendo a frutto il suo talento nel disegno.
Tuttavia, il mondo del lavoro in ditta non era adatto ad un campagnolo come lui, che arrivava spesso in ritardo in ufficio e per giunta indossando vestiti casual e non eleganti come l’azienda richiedeva. Fu così che, all’età di 23 anni, prese la decisione di licenziarsi.
Senza un soldo in tasca e bisognoso di lavoro, decise di tentare la fortuna aggrappandosi al suo antico sogno, e spedì qualche tavola di prova alla redazione di Shonen Jump.
I suoi fumetti erano promettenti, gli dissero, ma ancora un po’ incerti. Se avesse continuato a esercitarsi, sarebbe uscito fuori qualcosa di buono.Akira Toriyama - Intro 2
Toriyama non si scoraggiò e, dopo qualche tentativo andato a vuoto, vide finalmente la sua prima storia pubblicata sul settimanale della Shueisha.
È il 1978 e nasce così Wonder Island, la storia, in una quindicina di pagine, di un sergente dell’esercito giapponese che, persosi durante la guerra, si ritrova su di un’isola piena di bizzarrie.
Wonder Island ha già in nuce i futuri elementi caratteristici dell’autore: il tratto rotondo e caricaturiale, l’enorme fantasia creativa, lo strabordante umorismo, uno stile grafico molto occidental-Disneyano, occhioni, sputacchi, deformazioni.
La storia ottiene un buon successo e all’autore viene così commissionato un seguito, che realizza l’anno successivo.
È con Tomato Police Woman (Tomato), sempre del 1979, che l’autore comincia a farsi notare davvero, dopo lo scarso successo dello short L’isola delle Meraviglie (Today’s Highlight Island).
Questa nuova storia breve, che trattava ancora una volta (l’argomento era già stato trattato in Wonder Island 2) di uno scalcinato commissariato di polizia, ottenne un buon riscontro di pubblico (l’autore, malignamente, dice che è per via della protagonista femminile, che gli fu suggerita controvoglia dal redattore Torishima).
Le quattro storie brevi sopraccitate, il lettore accorto se ne accorgerà, contengono parecchi elementi che ci sono familiari, come il “Pronto SoccorNo”, un ambulatorio (anzi, “ambElatorio”) dove il dottore è una capra antropomorfa, un personaggio di nome Slump, uno sgangherato trio di poliziotti formato da un commissario basso, grasso, pelato e coi baffi, un omino di colore coi labbroni e uno spilungone con baffi e capelli afro, o lo smargiasso Kuraaku Kenta.
Teniamoli a mente, questi elementi, perché li ritroveremo più avanti…
ATTO 1: UN MONDO CASINISTA (1980 – 1984)
Fatta una discreta gavetta con le storie brevi, è il momento per Toriyama di essere assunto a piene mani nella scuderia di Shonen Jump e iniziare a lavorare su una serie a puntate.
Nasce così Dr. Slump & Arale (Dokutaa Suranpu to Arare-chan), storia di uno scienziato tutto da ridere che costruisce una robottina miope, fortissima, innocente e innegabilmente stupida. Sullo sfondo di un villaggio di campagna totalmente assurdo, il fumetto racconta le avventure di questi due personaggi e di tutta una serie di bizzarri individui che vivono nel loro stesso paesello.
È l’occasione, per Toriyama, di realizzare una serie a fumetti dove poter convogliare le sue esperienze (che si riflettono nell’ambientazione campagnola della storia), le sue passioni (gli animali, sempre presenti sotto forma antropomorfa, la fantascienza, il modellismo, la meccanica, le automobili, le moto, i film americani, i manga e i cartoni animati) e persino qualche autocitazione (ed ecco che nella storia del Dr. Slump ritornano tutti i bizzarri personaggi sopraccitati, persino quelli di Wonder Island).
Dando libero sfogo alla sua debordante fantasia (che gli permette di parodiare e scherzare all’interno del fumetto su qualsiasi cosa, persino sulle divinità, sull’oltretomba, sui personaggi storici, su se stesso, sui propri colleghi, amici e parenti), Toriyama porta avanti la sua serie a fumetti con enorme successo. Inizialmente pensato come una serie di soli quattro capitoli, Dr. Slump & Arale andrà avanti per ben cinque anni, raccogliendosi in 18 volumetti e dando vita a una serie animata in 243 episodi, andata in onda dal 1981 al 1986, che otterrà ottimi ascolti, genererà parecchio merchandising e svariati lungometraggi.
L’autore, ormai popolarissimo e persino dotato di un suo personalissimo fan club, continua a dedicarsi anche a iniziative che non riguardano direttamente il dottore e la robottina, come ad esempio la stesura di Scuola di manga (Hetappi), un volumetto speciale del 1982 realizzato in collaborazione con Akira Sakuma, che dà ai lettori di Jump divertenti consigli su come disegnare fumetti e giudica e corregge opere che questi hanno inviato alla redazione.
L’autore, nelle interviste, ricorda spesso il periodo in cui lavorava a Dr. Slump & Arale come particolarmente stressante. Spesso era costretto a lavorare pesantemente anche da malato, e i ritmi serratissimi della pubblicazione settimanale lo sfiancavano. Nonostante i siparietti fra un capitolo e l’altro ci dicano che in realtà, anziché lavorare, dormiva fino a tardi, montava modellini, giocava col suo cane, guardava la tv, andava a bisbocciare con gli assistenti nei bar e ingannava il redattore capo che gli chiedeva come procedesse il (nullo) lavoro, il risultato finale gli dà torto, poiché la serie del dottore e della robottina si dimostra essere un fumetto disegnato e scritto da mano esperta.
Nel frattempo, tra le altre cose, durante la lavorazione della sua prima serie a puntate, Toriyama sposò la sua ragazza, Yoshimi, e divenne persino papà.
Sono da annoverare, nel quinquennio in cui lavorò a Dr. Slump & Arale, anche tutta una serie di storie brevi o di miniserie, che saranno poi raccolte nel primo volume della collana Toriyama World (Akira Toriyama Marusaku Gekijyo) del 1983.
Gli ultimi due racconti, in particolare, teniamoli d’occhio, poiché ci serviranno in seguito…
ATTO 2: TI DONERÒ UN'AVVENTURA (1984 – 1989)
Nasce così Dr. Slump & Arale (Dokutaa Suranpu to Arare-chan), storia di uno scienziato tutto da ridere che costruisce una robottina miope, fortissima, innocente e innegabilmente stupida. Sullo sfondo di un villaggio di campagna totalmente assurdo, il fumetto racconta le avventure di questi due personaggi e di tutta una serie di bizzarri individui che vivono nel loro stesso paesello.
È l’occasione, per Toriyama, di realizzare una serie a fumetti dove poter convogliare le sue esperienze (che si riflettono nell’ambientazione campagnola della storia), le sue passioni (gli animali, sempre presenti sotto forma antropomorfa, la fantascienza, il modellismo, la meccanica, le automobili, le moto, i film americani, i manga e i cartoni animati) e persino qualche autocitazione (ed ecco che nella storia del Dr. Slump ritornano tutti i bizzarri personaggi sopraccitati, persino quelli di Wonder Island).
Dando libero sfogo alla sua debordante fantasia (che gli permette di parodiare e scherzare all’interno del fumetto su qualsiasi cosa, persino sulle divinità, sull’oltretomba, sui personaggi storici, su se stesso, sui propri colleghi, amici e parenti), Toriyama porta avanti la sua serie a fumetti con enorme successo. Inizialmente pensato come una serie di soli quattro capitoli, Dr. Slump & Arale andrà avanti per ben cinque anni, raccogliendosi in 18 volumetti e dando vita a una serie animata in 243 episodi, andata in onda dal 1981 al 1986, che otterrà ottimi ascolti, genererà parecchio merchandising e svariati lungometraggi.
L’autore, ormai popolarissimo e persino dotato di un suo personalissimo fan club, continua a dedicarsi anche a iniziative che non riguardano direttamente il dottore e la robottina, come ad esempio la stesura di Scuola di manga (Hetappi), un volumetto speciale del 1982 realizzato in collaborazione con Akira Sakuma, che dà ai lettori di Jump divertenti consigli su come disegnare fumetti e giudica e corregge opere che questi hanno inviato alla redazione.
L’autore, nelle interviste, ricorda spesso il periodo in cui lavorava a Dr. Slump & Arale come particolarmente stressante. Spesso era costretto a lavorare pesantemente anche da malato, e i ritmi serratissimi della pubblicazione settimanale lo sfiancavano. Nonostante i siparietti fra un capitolo e l’altro ci dicano che in realtà, anziché lavorare, dormiva fino a tardi, montava modellini, giocava col suo cane, guardava la tv, andava a bisbocciare con gli assistenti nei bar e ingannava il redattore capo che gli chiedeva come procedesse il (nullo) lavoro, il risultato finale gli dà torto, poiché la serie del dottore e della robottina si dimostra essere un fumetto disegnato e scritto da mano esperta.
Nel frattempo, tra le altre cose, durante la lavorazione della sua prima serie a puntate, Toriyama sposò la sua ragazza, Yoshimi, e divenne persino papà.
Sono da annoverare, nel quinquennio in cui lavorò a Dr. Slump & Arale, anche tutta una serie di storie brevi o di miniserie, che saranno poi raccolte nel primo volume della collana Toriyama World (Akira Toriyama Marusaku Gekijyo) del 1983.
Gli ultimi due racconti, in particolare, teniamoli d’occhio, poiché ci serviranno in seguito…
ATTO 2: TI DONERÒ UN'AVVENTURA (1984 – 1989)
Concluso Dr. Slump & Arale, nel 1984, Toriyama è ormai una delle figure di punta di Shonen Jump nonché una gallina dalle uova d’oro che l’editore non intende sprecare. È giunto dunque il tempo di dedicarsi senza indugio ad una nuova storia lunga.
Da dove partire, dunque? Toriyama dice che, allora, pensò di ripescare nelle tradizioni del suo paese gli spunti per la trama, contrapponendosi alla moda del periodo che invece voleva molte influenze occidentali nei fumetti (vedasi ad esempio l’ambientazione post-apocalittica da film d’azione americano in cui si svolge Hokuto no Ken, un altro manga di successo che in quegli anni veniva pubblicato da Jump).
Come banco di prova abbiamo due storie brevi che l’autore realizzò nel 1983, Dragon Boy e La Grande Avventura di Tong Pu.
Il primo, ambientato nell’antica Cina, narra le vicende di uno strano ragazzino abile nelle arti marziali nonché dotato di un particolare potere legato ai draghi che, dovendo accompagnare una principessina nel suo viaggio, si trova a dover fronteggiare svariati pericoli, come ad esempio robot guardiani o animaletti trasformisti.
Il secondo è una storia di extraterrestri con protagonista un ragazzino dalla forza erculea che si trova a dover collaborare con una ragazza terrestre.
Unendo atmosfera e personaggi di queste due storie con la leggenda cinese del Saiyuki (Viaggio ad Occidente), con lo stile tipico dell’autore, il suo gusto per l’umorismo e la sua passione per il cinema (stavolta prendiamo in esame i film cinesi d’arti marziali e i film d’azione americani), ecco che nasce Dragon Ball (Doragon Booru), il cui primo capitolo viene pubblicato nel 1984.
Se Dr. Slump & Arale ci aveva portato a visitare uno strambo villaggio di campagna, con Dragon Ball visiteremo lo strambo mondo che c’è aldilà di quel villaggio, viaggiandovi attraverso e guardandolo con gli innocenti e curiosi occhi di Son Goku, un bambino forzuto e selvaggio con una coda da scimmia e una grande ingenuità. L’incontro con la determinata sedicenne di città Bulma Brief lo porterà a incamminarsi per un lungo viaggio, alla ricerca di sette leggendari oggetti che, si dice, possano esaudire qualsiasi desiderio.
A differenza del fumetto precedente, Dragon Ball non è formato da episodi autoconclusivi, ma da un’unica, grande storia che si sviluppa in saghe quasi sempre indipendenti l’una dall’altra, che porteranno Goku a crescere e a conoscere nuove cose del mondo in cui vive e l’autore stesso a divertirsi nel dipingerlo, quel mondo.
Mondo in cui Toriyama, dando sfogo alla sua grande fantasia, inserisce e prende in giro leggende orientali, animali antropomorfi, robot, demoni, divinità, dinosauri, pellerossa, santoni indiani, metropoli futuristiche alla Blade Runner, macchinari fantascientifici, tornei di arti marziali, teppisti alla Final Fight, eserciti militari, extraterrestri e chi più ne ha più ne metta. Il tutto senza che autore o lettore si facciano problemi ad accettarlo.
Il successo, neanche a dirlo, è immediato. Il Giappone si fa incantare dalle avventure di questo piccolo eroe così strano eppure così tenero, e allora ecco arrivare una serie animata di 153 episodi trasmessa dal 1986 al 1989, tre lungometraggi per il cinema, pupazzi, CD, poster, videogiochi e così via (persino un bizzarro live action realizzato in Asia). Il piccolo Goku e i suoi amici contribuiscono a rendere Toriyama ancora più celebre, e cominciano a scalfirsi nell’immaginario collettivo dei Giapponesi e anche degli altri paesi del mondo, dove comincia ad essere trasmessa con successo la serie animata.
Nel frattempo, l’autore non si fossilizza solo sul suo piccolo eroe con la coda da scimmia e continua a realizzare ulteriori storie brevi, poi raccolte nel secondo volume della sua raccolta Toriyama World, uscito nel 1988. Oltre a dedicarsi ad un certo progetto che non riguarda i fumetti ma un altro mezzo d’intrattenimento, ma di questo avremo modo di parlare in seguito...
Nel 1989, con Dragon Ball a quota 17 volumi, era ormai successa una cosa particolare all’interno della storia di Goku: il protagonista era cresciuto e si era addirittura sposato.
Un bel passo in avanti, se pensiamo al bambino che era in origine, non vi pare?
Cosa comportò la crescita di Goku per la trama del suo fumetto e per la vita del suo autore lo scopriremo prossimamente...
ATTO 3: UN SUPERMAN CON LA CODA DA SCIMMIA (1989 – 1996)
Da dove partire, dunque? Toriyama dice che, allora, pensò di ripescare nelle tradizioni del suo paese gli spunti per la trama, contrapponendosi alla moda del periodo che invece voleva molte influenze occidentali nei fumetti (vedasi ad esempio l’ambientazione post-apocalittica da film d’azione americano in cui si svolge Hokuto no Ken, un altro manga di successo che in quegli anni veniva pubblicato da Jump).
Come banco di prova abbiamo due storie brevi che l’autore realizzò nel 1983, Dragon Boy e La Grande Avventura di Tong Pu.
Il primo, ambientato nell’antica Cina, narra le vicende di uno strano ragazzino abile nelle arti marziali nonché dotato di un particolare potere legato ai draghi che, dovendo accompagnare una principessina nel suo viaggio, si trova a dover fronteggiare svariati pericoli, come ad esempio robot guardiani o animaletti trasformisti.
Il secondo è una storia di extraterrestri con protagonista un ragazzino dalla forza erculea che si trova a dover collaborare con una ragazza terrestre.
Unendo atmosfera e personaggi di queste due storie con la leggenda cinese del Saiyuki (Viaggio ad Occidente), con lo stile tipico dell’autore, il suo gusto per l’umorismo e la sua passione per il cinema (stavolta prendiamo in esame i film cinesi d’arti marziali e i film d’azione americani), ecco che nasce Dragon Ball (Doragon Booru), il cui primo capitolo viene pubblicato nel 1984.
Se Dr. Slump & Arale ci aveva portato a visitare uno strambo villaggio di campagna, con Dragon Ball visiteremo lo strambo mondo che c’è aldilà di quel villaggio, viaggiandovi attraverso e guardandolo con gli innocenti e curiosi occhi di Son Goku, un bambino forzuto e selvaggio con una coda da scimmia e una grande ingenuità. L’incontro con la determinata sedicenne di città Bulma Brief lo porterà a incamminarsi per un lungo viaggio, alla ricerca di sette leggendari oggetti che, si dice, possano esaudire qualsiasi desiderio.
A differenza del fumetto precedente, Dragon Ball non è formato da episodi autoconclusivi, ma da un’unica, grande storia che si sviluppa in saghe quasi sempre indipendenti l’una dall’altra, che porteranno Goku a crescere e a conoscere nuove cose del mondo in cui vive e l’autore stesso a divertirsi nel dipingerlo, quel mondo.
Mondo in cui Toriyama, dando sfogo alla sua grande fantasia, inserisce e prende in giro leggende orientali, animali antropomorfi, robot, demoni, divinità, dinosauri, pellerossa, santoni indiani, metropoli futuristiche alla Blade Runner, macchinari fantascientifici, tornei di arti marziali, teppisti alla Final Fight, eserciti militari, extraterrestri e chi più ne ha più ne metta. Il tutto senza che autore o lettore si facciano problemi ad accettarlo.
Il successo, neanche a dirlo, è immediato. Il Giappone si fa incantare dalle avventure di questo piccolo eroe così strano eppure così tenero, e allora ecco arrivare una serie animata di 153 episodi trasmessa dal 1986 al 1989, tre lungometraggi per il cinema, pupazzi, CD, poster, videogiochi e così via (persino un bizzarro live action realizzato in Asia). Il piccolo Goku e i suoi amici contribuiscono a rendere Toriyama ancora più celebre, e cominciano a scalfirsi nell’immaginario collettivo dei Giapponesi e anche degli altri paesi del mondo, dove comincia ad essere trasmessa con successo la serie animata.
Nel frattempo, l’autore non si fossilizza solo sul suo piccolo eroe con la coda da scimmia e continua a realizzare ulteriori storie brevi, poi raccolte nel secondo volume della sua raccolta Toriyama World, uscito nel 1988. Oltre a dedicarsi ad un certo progetto che non riguarda i fumetti ma un altro mezzo d’intrattenimento, ma di questo avremo modo di parlare in seguito...
Nel 1989, con Dragon Ball a quota 17 volumi, era ormai successa una cosa particolare all’interno della storia di Goku: il protagonista era cresciuto e si era addirittura sposato.
Un bel passo in avanti, se pensiamo al bambino che era in origine, non vi pare?
Cosa comportò la crescita di Goku per la trama del suo fumetto e per la vita del suo autore lo scopriremo prossimamente...
ATTO 3: UN SUPERMAN CON LA CODA DA SCIMMIA (1989 – 1996)
Dicevamo, il piccolo Goku ormai era un adulto grande e forte che aveva persino salvato il mondo dalla minaccia del grande demone Piccolo e della sua stirpe.
Un lieto fine, dunque? Per tutti, ma probabilmente non per l’autore che, a fronte dell’enorme successo ottenuto dalla serie si vide costretto a proseguire la narrazione e, dato che l’età e la forza fisica dei personaggi erano aumentati esponenzialmente e non avrebbe avuto senso porgli di fronte avversari umoristici come quelli delle prime avventure, basò il continuo della saga su avversari tendenzialmente più seri e malvagi provenienti dallo spazio, mentre i personaggi che ormai avevamo imparato a conoscere crescevano e mettevano su famiglia.
Dragon Ball durò così per altri 26 volumi, riscuotendo un enorme successo e concludendosi col volume 42, uscito nel 1995. Da questa parte della storia fu tratta una serie animata di grandissima popolarità, Dragon Ball Z, durata dal 1989 al 1996 e composta da 291 episodi.
Alla serie televisiva seguirono poi tredici film cinematografici e tre speciali per l’home video, action figures, videogiochi e moltissimi altri oggetti di merchandising.
Più di una volta l’autore, stanco dei ferocissimi ritmi lavorativi impostagli dall’editore, tentò di concludere preventivamente la storia, ma fu costretto a prolungarla contro la sua volontà.
Questo si ripercuote in un cambiamento un po’ totale dello stile di Dragon Ball. L’avventura che comprimeva fantasia, viaggi, combattimenti e umorismo delle prime saghe si era trasformata in una serie di combattimenti molto violenti, complessi ed emozionanti (seppur sempre permeati da un certo umorismo di base), pieni di trasformazioni e power up; molti dei personaggi più buffi e caricaturiali delle prime avventure vengono accantonati a favore dei nuovi, più seri e creati a misura di fans. Si nota persino un cambiamento nello stile di disegno, meno dettagliato, meno morbido, meno simpatico ma più spigoloso, squadrato e leggermente più serioso, seppur sempre riconducibile all’autore.
I combattimenti all’ultimo sangue di Dragon Ball Z tengono sulle spine i lettori e gli spettatori di tutto il Giappone e Toriyama acquista sempre più popolarità di pari passo con la sua stanchezza.
Tra un Super Saiyan e l’altro, l’autore si dedica, saltuariamente, ad altre storie brevi, che saranno raccolte poi nell’ultimo (per ora) volume di Toriyama World, dato alle stampe nel 1997. È da ricordare, poi, la collaborazione con la neonata V – Jump, rivista di videogiochi pubblicata dalla Shueisha, che ebbe per i primi numeri due testimonial d’eccezione, Arale e il Dr. Slump.
Sulle pagine di V – Jump viene serializzato, dal 1994 al 1997, Dr. Slump colpisce ancora (Chottodake kaette kita Dokutaa Suranpu), poi raccolto in 4 volumi, che narra nuove avventure del dottore e della robottina, stavolta solo supervisionate e sceneggiate dal maestro, che lascerà a Katsuyoshi Nakatsuru e a Takao Koyama il compito di disegnarle. La serie ottiene un discreto successo, contribuendo a rilanciare sul suolo giapponese i suoi personaggi, che saranno sfruttati, in quegli anni, in una serie di nuovi lungometraggi e in un remake della prima serie animata varato nel 1997.
ATTO 4: IL RIPOSO DEL GUERRIERO (1996 – 2009)
Sfiancato dalle fatiche della decennale realizzazione di Dragon Ball, Toriyama si prese un lunghissimo periodo di pausa dai fumetti, che continua più o meno a perdurare tuttora.
Come confessato in una recente intervista, realizzare una serie a puntata lunga dieci anni fu per l’autore una fatica davvero considerevole, e non riuscirebbe a bissarne l’esperienza con una nuova produzione a lungo termine, quindi preferisce dedicarsi a racconti brevi di poche pagine o di un unico volumetto.
In effetti, dal 1996 ad oggi, sono svariati i volumetti autoconclusivi realizzati dall’autore, sempre con la grande maestria nel mescolare avventura, azione, umorismo e pedagogia che lo contraddistingue sin dai tempi dei primissimi racconti brevi.
Dal 1996 al 1997, il maestro è impegnato con la supervisione di Dragon Ball GT, terza serie animata dedicata a Son Goku ma realizzata interamente dallo staff della Toei Animation, senza un manga a fargli da base, che sarebbe durata per 64 episodi, che sarebbe culminata poi in un altro paio di film.
L’interesse per Goku e compagni, ormai scolpiti nell’immaginario collettivo, del resto non si era mai spento e, dal 1996 ad oggi, una moltitudine di nuovo merchandising, ristampe del manga, volumetti enciclopedici, nuovi videogiochi e nuovi progetti legati a Dragon Ball, che spesso e volentieri coinvolgevano lo stesso Toriyama, ha fatto la sua comparsa. Tra questi, segnaliamo:
Dragon Ball: Yo! Son Goku and his friends return!
Dragon Ball Kai
Dragon Ball Evolution
Dragon Ball Online
È da segnalare, tra le altre cose, la grande amicizia che lega il maestro al suo ideale giovane allievo (che a lui si ispirò pesantemente) Eiichiro Oda, autore di One Piece, opera che viene spesso e volentieri, e a ragione, considerata l’erede di Dragon Ball, presentandone la stessa commistione tra azione, avventura, umorismo e fantasia. I due, spesso accostati nonché ottimi amici e fans l’uno dell’altro, nel 2006 hanno realizzato insieme una short story chiamata Cross Epoch, dove i personaggi delle rispettive opere interagivano tra loro.
Al momento sembra che l'autore, come confessato in una recente intervista, si occupi anche del design delle automobili di una famosa ditta, di cui però non ha voluto o potuto fare il nome. Oltre a questo, però, c’è un’ulteriore occupazione che lo tiene lontano dai fumetti...
ATTO 5: CORRI, EROE!
Nel 1986, il Giappone vide l’uscita di un videogioco particolarissimo per l’epoca, che ottenne immediatamente uno strabiliante successo.
Parliamo di Dragon Quest (Doragon Kuesuto), titolo sviluppato dalla Enix e uscito per il Nintendo Famicon, destinato a grandi cose. È infatti Dragon Quest ad inaugurare il fortunatissimo filone dei cosiddetti “jrpg”, i giochi di ruolo giapponesi, tallonato soltanto poco dopo dal più blasonato in occidente Final Fantasy.
Nato dalla fervida fantasia di Yuji Horii, e ispirato al fantasy occidentale, il gioco narra dell’eterna lotta tra l’eroe controllato dal giocatore e il malvagio re dei demoni che vuole assoggettare il mondo.
Dragon Quest unisce alla trama incalzante e fantasiosa imbastita da Horii le splendide musiche composte da Koichi Sugiyama e, soprattutto, i disegni del maestro Akira Toriyama, incaricato di realizzare il concept dei personaggi e il bestiario del gioco.
La bonarietà del tratto di Toriyama viene così trasposta in un videogioco, e Dragon Quest diventa un’epica avventura fantasy popolata da personaggi dalla spiccata simpatia e da mostri che sono buffi e divertenti più che feroci e pericolosi.
Il successo è enorme, e Dragon Quest viene ben presto trasformata in una saga composta da svariati videogiochi, tra episodi della saga principale, spin off, porting e remake per differenti console, che continua ancora oggi e a cui, tuttora, il maestro continua a lavorare, realizzando il character e monster design per ogni nuova incarnazione del franchise.
Per comodità, ci limitiamo a segnalare unicamente i capitoli della serie principale:
Dragon Quest
La Cima degli Spiriti Maligni
E poi, Verso la Leggenda...
Le Cronache dei Prescelti
La Sposa del Destino
Viaggio nella Terra delle Illusioni
I guerrieri del Paradiso
L’Odissea del Re Maledetto
I Custodi del Cielo
Il successo di Dragon Quest si espanse poi a macchia d’olio nel corso degli anni andando a toccare altri mezzi d’intrattenimento, quali il fumetto e l’animazione. È da segnalare, tra gli altri, Dragon Quest: La grande avventura di Dai (Doragon Kuesuto: Dai no daibouken), serie a fumetti pubblicata su Shonen Jump dal 1989 al 1997 e poi raccolta in 37 volumi, realizzata da artisti provenienti dallo studio di Akira Toriyama, con il quale mostra infatti parecchi punti di contatto a livello stilistico-narrativo e di cui, si dice, sia stato il maestro stesso a realizzare il concept dei personaggi principali.
Sempre del 1989 è Dragon Quest: Legend of the hero Abel (Doragon Kuest: Abel Yuusha Densetsu), serie animata in 43 episodi basata sul terzo gioco della serie il cui character design è stato realizzato da Toriyama in persona, come possiamo riscontrare con la visione e la presenza degli schizzi relativi alla serie negli artbook del maestro.
Il lavoro di Toriyama come character designer di videogiochi fu molto apprezzato, così, oltre ai molteplici videogiochi dedicati a Dragon Ball o a Dr. Slump & Arale che si sono succeduti nel corso degli anni, il maestro si è occupato anche di disegnare i personaggi per molti altri titoli:
Chrono Trigger
Tobal
Tobal 2
Blue Dragon
Di questo ultimo titolo sono stati realizzati poi diversi spin off per il Nintendo Ds e due serie animate su cui il maestro ha lavorato come disegnatore di personaggi, mostri e macchinari.
ATTO 6: QUESTO MONDO È UNA GRANDE ISOLA DEL TESORO, QUINDI ANDIAMO ALL’AVVENTURA
La prima opera legata a Toriyama a giungere nel nostro paese è Dr. Slump & Arale, sottoforma di serie animata, trasmessa a partire dal 1983 e tallonata poi da parte della prima serie di Dragon Ball, nel 1989. Entrambe le serie ottennero un buon successo, malgrado la diffusione di Dragon Ball fosse piuttosto limitata. La serie, infatti, andava in onda su reti regionali mantenendo le sue sigle in lingua giapponese.
Il primo manga di Toriyama pubblicato in Italia è proprio Dragon Ball, che, a partire dal 1995, invade le edicole italiane ogni mese, e poi, visto l’enorme successo, ogni 15 giorni, concludendosi nel 1997 in 62 volumetti di piccolo formato.
Il successo di vendite è inaspettato ed enorme, trattandosi di un fumetto giapponese che per giunta si legge “a rovescio”, e spingerà l’editore Star Comics a rieditarlo più è più volte.
Oltre a questo sono stati anche editati, e in taluni casi ristampati più volte, gli anime comics relativi ai film e speciali delle tre serie animate e dei primi episodi della serie Z.
Il successo di Dragon Ball spinge l’editore Star Comics a investire nel progetto e nell’autore, e quasi tutto – tranne le opere più recenti o più brevi che non hanno ancora avuto una pubblicazione in volume – ciò che è uscito dalla matita di Toriyama è arrivato nei nostri lidi:
Dr. Slump & Arale
Toriyama World
Dr. Slump Colpisce Ancora
Cowa!!
Kajika
Sand Land
Scuola di Manga
Nekomajin
Frattanto, la serie animata di Dragon Ball era stata ridoppiata e completata (e, purtroppo, censurata maggiormente) e, dopo svariati passaggi su reti regionali negli anni 1996-1998, fu trasmessa da Italia 1 a partire dal 1999, seguita con successo a breve distanza dalle serie Z (2000), GT (2001) e dagli svariati lungometraggi che in precedenza erano stati acquistati da Dynamic Italia e trasmessi sulle reti Rai a partire dal 2000.
Akira Toriyama - Atto 6Il successo della serie è tale che, a dieci anni dal suo primo passaggio su Italia 1, è stata replicata svariate volte per intero, rendendola, ahimè, invisa alla stragrande maggioranza dei suoi fans più attempati ma dimostrandosi sempre seguitissima dalle nuove generazioni.
A breve distanza arrivarono su Italia 1 anche le due serie di Dr. Slump & Arale, a partire dal 2001, comprensive dei lungometraggi che la Dynamic aveva editato negli anni ’90.
Per quanto riguarda i videogiochi, nonostante l’arrivo italiano di due manga legati a Dragon Quest, L’emblema di Roto (Roto no Monshou) e La Grande Avventura di Dai (quest’ultimo comprensivo di serie animata trasmessa alla fine degli anni ’90 sulle reti regionali e nel 2002 da Italia 1), il videogioco rimase inedito nel nostro paese fino a qualche anno fa, quando, sfruttando come apripista l’ottavo episodio, cominciarono ad uscire anche da noi gli episodi più recenti e i remake dei vecchi per il Nintendo DS (come anche Chrono Trigger, che ha subito un recente passaggio sul portatile Nintendo).
Più fortuna ebbero i giochi più recenti dedicati a Dragon Ball e Blue Dragon, in particolare quest'ultimo, che venne commercializzato sin da subito e la cui serie animata è giunta recentemente anche in Italia attraverso il circuito Cartoon Network ed è attualmente al suo primo passaggio in chiaro sulle reti Mediaset.
TIRANDO LE SOMME...
Nel giro di un trentennio, insomma, Akira Toriyama ci ha conquistato.
Questo burlone campagnolo uscito fuori dal nulla a cui, a sentire le sue storie, non daremmo un centesimo, si è invece imposto sulla scena, caratterizzando quasi tutto quello che sarà lo shonen manga successivo al 1980, regalandoci alcune tra le serie giapponesi più famose e amate di sempre, una moltitudine di mondi fantastici capaci di farci ridere e sognare e dei videogiochi davvero belli.
Ma cos’è che rende tutto ciò che Akira Toriyama tocca così particolare e così di successo?
È sicuramente lo spirito giocoso, allegro e un po’ bambinesco dell’autore, che si riflette nelle sue opere e che arriva, di rimando, anche a noi fruitori.
Le storie di Toriyama sono, in un certo qual modo, rassicuranti, come delle favole dei tempi moderni, che, sappiamo, avranno un lieto fine e diversi messaggi positivi da trasmettere.
La grande fantasia dell’autore gli permette di inserire nei suoi racconti le ambientazioni più svariate, i personaggi più variegati, accenni ai suoi molteplici interessi, e questo rende la storia molto appassionante e mai noiosa, sempre pregna di nuovi elementi per sorprenderne il fruitore.
I temi dei racconti del maestro? L’avventura, la curiosità per il mondo, la spregiudicatezza, l’ingenuità, i sogni e l’innocenza tipici dei bambini, che spesso e volentieri fanno da protagonisti nelle sue produzioni. Bambini ingenui, che non sanno nulla di ciò che è il mondo degli adulti, e che con questo stesso mondo si scontrano poi, avendo la meglio, usando le armi dell’umorismo.
Le storie di Toriyama pullulano di gangsters, teppisti, sedicenti campioni di lotta, cacciatori, criminali, poliziotti, mafiosi, samurai, serial killers, easy riders, avventurieri, militari, veri uomini duri. È questo il mondo degli adulti che ci viene mostrato da film americani e che il maestro ha assimilato per ritrarlo nei suoi fumetti. Ma Toriyama ha un’arma in più, quella dell’umorismo, grazie alla quale infrange gli stereotipi da film e veicola il suo messaggio. l’amicizia, i buoni sentimenti, l’amore, la bontà, una purezza da bambino, il coraggio, la determinazione, il rispetto di ogni essere vivente: sono queste le qualità che rendono un adulto tale, non certo la sua età, la sua forza fisica, la sua massa muscolare, la sua abilità con le armi, la sua fama o il suo denaro.
Di tanto in tanto, tra una risata e l’altra, l’autore piazza qualche episodio di rara poesia e sensibiltà, atto a far comprendere ai suoi fruitori i temi di cui sopra. Questo rende Toriyama non solo un ottimo autore in senso tecnico, ma anche degno del ruolo di celebre fumettista e vate di molte generazioni di giovani lettori che svolge.
Del resto, basta guardarli, i personaggi di Toriyama, per imparare ad amarli.
I suoi animali antropomorfi, i suoi tozzi e massicci omaccioni barbuti, i suoi tenerissimi bambini, i suoi buffi vecchietti, le sue ragazze sexy e determinate, i suoi cattivoni farseschi dallo sghignazzamento facile. Sono personaggi caricaturiali e “da fumetto”, è vero, ma allo stesso tempo risultano tremendamente umani, con i loro difetti, i loro sentimenti, la loro avidità, i loro punti deboli, la loro ricerca d’amore e d’affetto, la loro farsesca smania di potere, la loro messa in ridicolo tramite le gags o l’aria di bonarietà e simpatia che li ammanta, a partire dal tratto, rotondo e divertente nelle prime produzioni e un po’ più spigoloso ma sempre caricaturiale e piacevolissimo nelle opere più recenti, che li caratterizza.
Impossibile non amarli, i semplici ma variegati personaggi di Toriyama, siano essi i tenerissimi bambini protagonisti o i buffi cattivi. Tutti hanno un fondo di umanità che ce li rende simpatici, quasi a volerci dire che, si, stanno solo recitando, ma una volta finite le riprese della serie andranno tutti al bar a sbevazzare e a ridere in allegria e in amicizia, buono o cattivo che sia il loro ruolo nel copione.
Basta avvicinarsi a uno dei fumetti di Toriyama, che già subito se ne comprende la grandezza e riusciamo a capire come mai un campagnolo burlone e inesperto sia diventato in breve tempo un cardine del fumetto giapponese noto in tutto il mondo, a cui auguriamo di poter lavorare ancora e di poterci ancora intrattenere, appassionare e divertire con le sue opere, a fumetti, a cartoni animati o digitali che siano, per lungo tempo.
Un lieto fine, dunque? Per tutti, ma probabilmente non per l’autore che, a fronte dell’enorme successo ottenuto dalla serie si vide costretto a proseguire la narrazione e, dato che l’età e la forza fisica dei personaggi erano aumentati esponenzialmente e non avrebbe avuto senso porgli di fronte avversari umoristici come quelli delle prime avventure, basò il continuo della saga su avversari tendenzialmente più seri e malvagi provenienti dallo spazio, mentre i personaggi che ormai avevamo imparato a conoscere crescevano e mettevano su famiglia.
Dragon Ball durò così per altri 26 volumi, riscuotendo un enorme successo e concludendosi col volume 42, uscito nel 1995. Da questa parte della storia fu tratta una serie animata di grandissima popolarità, Dragon Ball Z, durata dal 1989 al 1996 e composta da 291 episodi.
Alla serie televisiva seguirono poi tredici film cinematografici e tre speciali per l’home video, action figures, videogiochi e moltissimi altri oggetti di merchandising.
Più di una volta l’autore, stanco dei ferocissimi ritmi lavorativi impostagli dall’editore, tentò di concludere preventivamente la storia, ma fu costretto a prolungarla contro la sua volontà.
Questo si ripercuote in un cambiamento un po’ totale dello stile di Dragon Ball. L’avventura che comprimeva fantasia, viaggi, combattimenti e umorismo delle prime saghe si era trasformata in una serie di combattimenti molto violenti, complessi ed emozionanti (seppur sempre permeati da un certo umorismo di base), pieni di trasformazioni e power up; molti dei personaggi più buffi e caricaturiali delle prime avventure vengono accantonati a favore dei nuovi, più seri e creati a misura di fans. Si nota persino un cambiamento nello stile di disegno, meno dettagliato, meno morbido, meno simpatico ma più spigoloso, squadrato e leggermente più serioso, seppur sempre riconducibile all’autore.
I combattimenti all’ultimo sangue di Dragon Ball Z tengono sulle spine i lettori e gli spettatori di tutto il Giappone e Toriyama acquista sempre più popolarità di pari passo con la sua stanchezza.
Tra un Super Saiyan e l’altro, l’autore si dedica, saltuariamente, ad altre storie brevi, che saranno raccolte poi nell’ultimo (per ora) volume di Toriyama World, dato alle stampe nel 1997. È da ricordare, poi, la collaborazione con la neonata V – Jump, rivista di videogiochi pubblicata dalla Shueisha, che ebbe per i primi numeri due testimonial d’eccezione, Arale e il Dr. Slump.
Sulle pagine di V – Jump viene serializzato, dal 1994 al 1997, Dr. Slump colpisce ancora (Chottodake kaette kita Dokutaa Suranpu), poi raccolto in 4 volumi, che narra nuove avventure del dottore e della robottina, stavolta solo supervisionate e sceneggiate dal maestro, che lascerà a Katsuyoshi Nakatsuru e a Takao Koyama il compito di disegnarle. La serie ottiene un discreto successo, contribuendo a rilanciare sul suolo giapponese i suoi personaggi, che saranno sfruttati, in quegli anni, in una serie di nuovi lungometraggi e in un remake della prima serie animata varato nel 1997.
ATTO 4: IL RIPOSO DEL GUERRIERO (1996 – 2009)
Sfiancato dalle fatiche della decennale realizzazione di Dragon Ball, Toriyama si prese un lunghissimo periodo di pausa dai fumetti, che continua più o meno a perdurare tuttora.
Come confessato in una recente intervista, realizzare una serie a puntata lunga dieci anni fu per l’autore una fatica davvero considerevole, e non riuscirebbe a bissarne l’esperienza con una nuova produzione a lungo termine, quindi preferisce dedicarsi a racconti brevi di poche pagine o di un unico volumetto.
In effetti, dal 1996 ad oggi, sono svariati i volumetti autoconclusivi realizzati dall’autore, sempre con la grande maestria nel mescolare avventura, azione, umorismo e pedagogia che lo contraddistingue sin dai tempi dei primissimi racconti brevi.
Dal 1996 al 1997, il maestro è impegnato con la supervisione di Dragon Ball GT, terza serie animata dedicata a Son Goku ma realizzata interamente dallo staff della Toei Animation, senza un manga a fargli da base, che sarebbe durata per 64 episodi, che sarebbe culminata poi in un altro paio di film.
L’interesse per Goku e compagni, ormai scolpiti nell’immaginario collettivo, del resto non si era mai spento e, dal 1996 ad oggi, una moltitudine di nuovo merchandising, ristampe del manga, volumetti enciclopedici, nuovi videogiochi e nuovi progetti legati a Dragon Ball, che spesso e volentieri coinvolgevano lo stesso Toriyama, ha fatto la sua comparsa. Tra questi, segnaliamo:
Dragon Ball: Yo! Son Goku and his friends return!
Dragon Ball Kai
Dragon Ball Evolution
Dragon Ball Online
È da segnalare, tra le altre cose, la grande amicizia che lega il maestro al suo ideale giovane allievo (che a lui si ispirò pesantemente) Eiichiro Oda, autore di One Piece, opera che viene spesso e volentieri, e a ragione, considerata l’erede di Dragon Ball, presentandone la stessa commistione tra azione, avventura, umorismo e fantasia. I due, spesso accostati nonché ottimi amici e fans l’uno dell’altro, nel 2006 hanno realizzato insieme una short story chiamata Cross Epoch, dove i personaggi delle rispettive opere interagivano tra loro.
Al momento sembra che l'autore, come confessato in una recente intervista, si occupi anche del design delle automobili di una famosa ditta, di cui però non ha voluto o potuto fare il nome. Oltre a questo, però, c’è un’ulteriore occupazione che lo tiene lontano dai fumetti...
ATTO 5: CORRI, EROE!
Nel 1986, il Giappone vide l’uscita di un videogioco particolarissimo per l’epoca, che ottenne immediatamente uno strabiliante successo.
Parliamo di Dragon Quest (Doragon Kuesuto), titolo sviluppato dalla Enix e uscito per il Nintendo Famicon, destinato a grandi cose. È infatti Dragon Quest ad inaugurare il fortunatissimo filone dei cosiddetti “jrpg”, i giochi di ruolo giapponesi, tallonato soltanto poco dopo dal più blasonato in occidente Final Fantasy.
Nato dalla fervida fantasia di Yuji Horii, e ispirato al fantasy occidentale, il gioco narra dell’eterna lotta tra l’eroe controllato dal giocatore e il malvagio re dei demoni che vuole assoggettare il mondo.
Dragon Quest unisce alla trama incalzante e fantasiosa imbastita da Horii le splendide musiche composte da Koichi Sugiyama e, soprattutto, i disegni del maestro Akira Toriyama, incaricato di realizzare il concept dei personaggi e il bestiario del gioco.
La bonarietà del tratto di Toriyama viene così trasposta in un videogioco, e Dragon Quest diventa un’epica avventura fantasy popolata da personaggi dalla spiccata simpatia e da mostri che sono buffi e divertenti più che feroci e pericolosi.
Il successo è enorme, e Dragon Quest viene ben presto trasformata in una saga composta da svariati videogiochi, tra episodi della saga principale, spin off, porting e remake per differenti console, che continua ancora oggi e a cui, tuttora, il maestro continua a lavorare, realizzando il character e monster design per ogni nuova incarnazione del franchise.
Per comodità, ci limitiamo a segnalare unicamente i capitoli della serie principale:
Dragon Quest
La Cima degli Spiriti Maligni
E poi, Verso la Leggenda...
Le Cronache dei Prescelti
La Sposa del Destino
Viaggio nella Terra delle Illusioni
I guerrieri del Paradiso
L’Odissea del Re Maledetto
I Custodi del Cielo
Il successo di Dragon Quest si espanse poi a macchia d’olio nel corso degli anni andando a toccare altri mezzi d’intrattenimento, quali il fumetto e l’animazione. È da segnalare, tra gli altri, Dragon Quest: La grande avventura di Dai (Doragon Kuesuto: Dai no daibouken), serie a fumetti pubblicata su Shonen Jump dal 1989 al 1997 e poi raccolta in 37 volumi, realizzata da artisti provenienti dallo studio di Akira Toriyama, con il quale mostra infatti parecchi punti di contatto a livello stilistico-narrativo e di cui, si dice, sia stato il maestro stesso a realizzare il concept dei personaggi principali.
Sempre del 1989 è Dragon Quest: Legend of the hero Abel (Doragon Kuest: Abel Yuusha Densetsu), serie animata in 43 episodi basata sul terzo gioco della serie il cui character design è stato realizzato da Toriyama in persona, come possiamo riscontrare con la visione e la presenza degli schizzi relativi alla serie negli artbook del maestro.
Il lavoro di Toriyama come character designer di videogiochi fu molto apprezzato, così, oltre ai molteplici videogiochi dedicati a Dragon Ball o a Dr. Slump & Arale che si sono succeduti nel corso degli anni, il maestro si è occupato anche di disegnare i personaggi per molti altri titoli:
Chrono Trigger
Tobal
Tobal 2
Blue Dragon
Di questo ultimo titolo sono stati realizzati poi diversi spin off per il Nintendo Ds e due serie animate su cui il maestro ha lavorato come disegnatore di personaggi, mostri e macchinari.
ATTO 6: QUESTO MONDO È UNA GRANDE ISOLA DEL TESORO, QUINDI ANDIAMO ALL’AVVENTURA
La prima opera legata a Toriyama a giungere nel nostro paese è Dr. Slump & Arale, sottoforma di serie animata, trasmessa a partire dal 1983 e tallonata poi da parte della prima serie di Dragon Ball, nel 1989. Entrambe le serie ottennero un buon successo, malgrado la diffusione di Dragon Ball fosse piuttosto limitata. La serie, infatti, andava in onda su reti regionali mantenendo le sue sigle in lingua giapponese.
Il primo manga di Toriyama pubblicato in Italia è proprio Dragon Ball, che, a partire dal 1995, invade le edicole italiane ogni mese, e poi, visto l’enorme successo, ogni 15 giorni, concludendosi nel 1997 in 62 volumetti di piccolo formato.
Il successo di vendite è inaspettato ed enorme, trattandosi di un fumetto giapponese che per giunta si legge “a rovescio”, e spingerà l’editore Star Comics a rieditarlo più è più volte.
Oltre a questo sono stati anche editati, e in taluni casi ristampati più volte, gli anime comics relativi ai film e speciali delle tre serie animate e dei primi episodi della serie Z.
Il successo di Dragon Ball spinge l’editore Star Comics a investire nel progetto e nell’autore, e quasi tutto – tranne le opere più recenti o più brevi che non hanno ancora avuto una pubblicazione in volume – ciò che è uscito dalla matita di Toriyama è arrivato nei nostri lidi:
Dr. Slump & Arale
Toriyama World
Dr. Slump Colpisce Ancora
Cowa!!
Kajika
Sand Land
Scuola di Manga
Nekomajin
Frattanto, la serie animata di Dragon Ball era stata ridoppiata e completata (e, purtroppo, censurata maggiormente) e, dopo svariati passaggi su reti regionali negli anni 1996-1998, fu trasmessa da Italia 1 a partire dal 1999, seguita con successo a breve distanza dalle serie Z (2000), GT (2001) e dagli svariati lungometraggi che in precedenza erano stati acquistati da Dynamic Italia e trasmessi sulle reti Rai a partire dal 2000.
Akira Toriyama - Atto 6Il successo della serie è tale che, a dieci anni dal suo primo passaggio su Italia 1, è stata replicata svariate volte per intero, rendendola, ahimè, invisa alla stragrande maggioranza dei suoi fans più attempati ma dimostrandosi sempre seguitissima dalle nuove generazioni.
A breve distanza arrivarono su Italia 1 anche le due serie di Dr. Slump & Arale, a partire dal 2001, comprensive dei lungometraggi che la Dynamic aveva editato negli anni ’90.
Per quanto riguarda i videogiochi, nonostante l’arrivo italiano di due manga legati a Dragon Quest, L’emblema di Roto (Roto no Monshou) e La Grande Avventura di Dai (quest’ultimo comprensivo di serie animata trasmessa alla fine degli anni ’90 sulle reti regionali e nel 2002 da Italia 1), il videogioco rimase inedito nel nostro paese fino a qualche anno fa, quando, sfruttando come apripista l’ottavo episodio, cominciarono ad uscire anche da noi gli episodi più recenti e i remake dei vecchi per il Nintendo DS (come anche Chrono Trigger, che ha subito un recente passaggio sul portatile Nintendo).
Più fortuna ebbero i giochi più recenti dedicati a Dragon Ball e Blue Dragon, in particolare quest'ultimo, che venne commercializzato sin da subito e la cui serie animata è giunta recentemente anche in Italia attraverso il circuito Cartoon Network ed è attualmente al suo primo passaggio in chiaro sulle reti Mediaset.
TIRANDO LE SOMME...
Nel giro di un trentennio, insomma, Akira Toriyama ci ha conquistato.
Questo burlone campagnolo uscito fuori dal nulla a cui, a sentire le sue storie, non daremmo un centesimo, si è invece imposto sulla scena, caratterizzando quasi tutto quello che sarà lo shonen manga successivo al 1980, regalandoci alcune tra le serie giapponesi più famose e amate di sempre, una moltitudine di mondi fantastici capaci di farci ridere e sognare e dei videogiochi davvero belli.
Ma cos’è che rende tutto ciò che Akira Toriyama tocca così particolare e così di successo?
È sicuramente lo spirito giocoso, allegro e un po’ bambinesco dell’autore, che si riflette nelle sue opere e che arriva, di rimando, anche a noi fruitori.
Le storie di Toriyama sono, in un certo qual modo, rassicuranti, come delle favole dei tempi moderni, che, sappiamo, avranno un lieto fine e diversi messaggi positivi da trasmettere.
La grande fantasia dell’autore gli permette di inserire nei suoi racconti le ambientazioni più svariate, i personaggi più variegati, accenni ai suoi molteplici interessi, e questo rende la storia molto appassionante e mai noiosa, sempre pregna di nuovi elementi per sorprenderne il fruitore.
I temi dei racconti del maestro? L’avventura, la curiosità per il mondo, la spregiudicatezza, l’ingenuità, i sogni e l’innocenza tipici dei bambini, che spesso e volentieri fanno da protagonisti nelle sue produzioni. Bambini ingenui, che non sanno nulla di ciò che è il mondo degli adulti, e che con questo stesso mondo si scontrano poi, avendo la meglio, usando le armi dell’umorismo.
Le storie di Toriyama pullulano di gangsters, teppisti, sedicenti campioni di lotta, cacciatori, criminali, poliziotti, mafiosi, samurai, serial killers, easy riders, avventurieri, militari, veri uomini duri. È questo il mondo degli adulti che ci viene mostrato da film americani e che il maestro ha assimilato per ritrarlo nei suoi fumetti. Ma Toriyama ha un’arma in più, quella dell’umorismo, grazie alla quale infrange gli stereotipi da film e veicola il suo messaggio. l’amicizia, i buoni sentimenti, l’amore, la bontà, una purezza da bambino, il coraggio, la determinazione, il rispetto di ogni essere vivente: sono queste le qualità che rendono un adulto tale, non certo la sua età, la sua forza fisica, la sua massa muscolare, la sua abilità con le armi, la sua fama o il suo denaro.
Di tanto in tanto, tra una risata e l’altra, l’autore piazza qualche episodio di rara poesia e sensibiltà, atto a far comprendere ai suoi fruitori i temi di cui sopra. Questo rende Toriyama non solo un ottimo autore in senso tecnico, ma anche degno del ruolo di celebre fumettista e vate di molte generazioni di giovani lettori che svolge.
Del resto, basta guardarli, i personaggi di Toriyama, per imparare ad amarli.
I suoi animali antropomorfi, i suoi tozzi e massicci omaccioni barbuti, i suoi tenerissimi bambini, i suoi buffi vecchietti, le sue ragazze sexy e determinate, i suoi cattivoni farseschi dallo sghignazzamento facile. Sono personaggi caricaturiali e “da fumetto”, è vero, ma allo stesso tempo risultano tremendamente umani, con i loro difetti, i loro sentimenti, la loro avidità, i loro punti deboli, la loro ricerca d’amore e d’affetto, la loro farsesca smania di potere, la loro messa in ridicolo tramite le gags o l’aria di bonarietà e simpatia che li ammanta, a partire dal tratto, rotondo e divertente nelle prime produzioni e un po’ più spigoloso ma sempre caricaturiale e piacevolissimo nelle opere più recenti, che li caratterizza.
Impossibile non amarli, i semplici ma variegati personaggi di Toriyama, siano essi i tenerissimi bambini protagonisti o i buffi cattivi. Tutti hanno un fondo di umanità che ce li rende simpatici, quasi a volerci dire che, si, stanno solo recitando, ma una volta finite le riprese della serie andranno tutti al bar a sbevazzare e a ridere in allegria e in amicizia, buono o cattivo che sia il loro ruolo nel copione.
Basta avvicinarsi a uno dei fumetti di Toriyama, che già subito se ne comprende la grandezza e riusciamo a capire come mai un campagnolo burlone e inesperto sia diventato in breve tempo un cardine del fumetto giapponese noto in tutto il mondo, a cui auguriamo di poter lavorare ancora e di poterci ancora intrattenere, appassionare e divertire con le sue opere, a fumetti, a cartoni animati o digitali che siano, per lungo tempo.
Vegeta BlackSayan.
Un ringraziamento anche a: Evil Goku
Credits to: Animeclick.
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